Organizzazione e spiritualità

Minimalismo e consapevolezza… nel lavoro del traduttore

Ultimamente, complice la maggior quantità di tempo a mia disposizione e soprattutto l’immobilità forzata cui tutti siamo stati più o meno costretti, ho scoperto la mia fortissima attrazione per argomenti come il minimalismo, l’organizzazione, la mindfulness e tutto ciò che è zen e che riporti a uno stile di vita semplice.

Qualche anno fa il minimalismo ha iniziato a farsi strada grazie a Marie Kondo e al metodo Konmari. Un vero e proprio movimento che ha spinto milioni di persone nel mondo e anche in Italia a svuotare armadi e soffitte per liberarsi del superfluo e trovare finalmente la pace dentro se stessi.

Ovviamente ho letto anch’io il libro, perché molto incuriosita da questo metodo rivoluzionario di cui tutti parlavano e che promette di farti trovare la pace una volta per tutte. Ho cercato di capire se la cosa potesse essere fattibile per me, e per un po’ ci ho provato… ma non fa per me. Solo all’idea di svuotare l’intero armadio e rimettere tutto a posto tutto in una volta mi fa sentire male! Sì, perché io preferisco un approccio diverso, fatto di piccoli passi e consapevolezza. Tempo per me e per pulire i miei spazi, con la consapevolezza che il mio spazio, la mia casa, il mio mondo debbano essere un mio riflesso, non l’immagine patinata di una rivista. Nel momento in cui ci dedichiamo a organizzare e pulire il nostro spazio, meditiamo. Se ci immergiamo completamente nell’azione che stiamo compiendo, la mente si libera e il corpo ne trae beneficio.

È una pratica che possiamo applicare ad ogni aspetto della nostra vita quotidiana sia personale che lavorativa. Se siamo presenti nel qui e ora e “ci siamo dentro” tutto ha un sapore diverso e la mente sperimenta un senso di pace e serenità.

Organizzare, pianificare, pulire… sono tutte azioni che ci danno l’idea del controllo anche in situazioni particolari di stress fisico ed emotivo. Se riesco a gestire in qualche modo le mie azioni quotidiane posso tenere sotto controllo la situazione e quindi mi sentirò più confortata e sicura.

E questa secondo me è una tecnica che si può applicare anche al lavoro e allo studio. Mettiamo il caso che io sia un traduttore che desideri trovare la sua specializzazione, ma ho tanti spunti e tante strade che potrei scegliere di seguire. Non riesco a scegliere perché sopraffatta da tutte queste possibilità, idee, progetti e di conseguenza mi blocco. L’unico modo che ho a disposizione per scegliere quello che mi piace davvero è sentirlo. Sentire come sto quando studio, leggo, traduco quell’argomento… E lo posso fare attraverso il “decluttering” e la riorganizzazione. Questa volta però lavorerò sui pensieri e sulle competenze, non più sugli spazi esterni da me, ma in quelli interni. Pulisco lo spazio interno togliendo ciò che non mi fa stare bene, che non mi piace, e lascio solo ciò che mi piace che mi dona serenità e vitalità. Una volta arrivata al nocciolo, lo raccolgo, lo lucido, lo nutro e continuo a curarlo.

31 pensieri su “Minimalismo e consapevolezza… nel lavoro del traduttore”

  1. Io invece sono il tipo che comunque organizzato tutto ma quando devo fare qualcosa mi piace portarlo a termine prima possibile per cui quando faccio il cambio armadio cerco sempre di fare tutto insieme perché non vedo l’ora di vedere ordine

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  2. Io vorrei avere questa calma. Sono organizzata ed ordinata, quello sì, ma poi quando inizio un lavoro voglio finirlo e se possibile in breve tempo “^^

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  3. Anche io sono diventata una fan del minimalismo da qualche anno! Sono passata dall’essere una persona abbastanza disordinata al mettere in ordine ogni giorno perché mi da un’immenso senso di pace e appunto di controllo.

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  4. Mi sono dovuta abituare a vivere in poco spazio, quindi di conseguenza ho dovuto per forza organizzarmi, questo poi si é riversato tutto il resto, lavoro incluso

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    1. Ottima occasione da sfruttare, però sei stata brava nel volerla cogliere. C’è gente che vive nel caos anche in 30 metri quadrati…

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  5. Sai anche io, ho fatto una grande pulizia di tutte le cose che avevo e non mettevo p non usavo mai. Non è stato facile devo dire la verità ma c’è l’ho fatta , ma riconosco che era giusto farlo, non ha senso avere tante cose se poi usi sempre le stesse

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    1. Il problema forse è un altro. Io penso che per fare davvero spazio non servano altri contenitori, ma che bisogna fare una cernita e decidere se tenere o no una cosa. Non è facile, ma ci si può arrivare gradualmente.

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  6. Secondo me la pulizia e l’ordine partono da dentro, tuttavia si può anche fare al contrario per arrivare ad un risultato simile. Ho anche notato che pulendo e ordinando, prestando nuova attenzione agli oggetti, poi accadono cose particolari.

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    1. Credo che le cose siano l’una il riflesso dell’altra e che siano interdipendenti. L’importante è trovare un equilibrio per se stessi.

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  7. Nonostante l’entusiasmo inizial non sono una grande fan di Marie Kondo perché ritengo che ognuno debba trovare la sua strada. Un metodo in quanto tale non andrà mai bene per tutti semplicemente perché non a tutti fanno stare bene le stesse cose. Io adoro avere una casa piena di libri e di ricordi. Ci sono oggetti che suscitano emozioni, la casa da rivista patinata, come dici tu, la lascio ai giornali!

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    1. Sono perfettamente d’accordo con te. Infatti penso sia sbagliato applicare alla lettera il “metodo” di qualcun altro, bisogna trovare il proprio e accettare che non esista la perfezione.

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    1. Io amo le agende, soprattutto cartacee! Ma non amo la perfezione, anzi mi soffoca e mi toglie libertà. Sentirsi libere di essere imperfette è una gran liberazione 😉

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  8. Il concetto di decluttering è uno di quelli che una volta che l’ho scoperto, non l’ho più abbandonato. mi sono resa conto che eliminando il superfluo che conservavo solo perché non avevo il coraggio di eliminare mi appesantiva nella vita di tutti i giorni. nel momento in cui ho trovato il coraggio di conservare solo quello che mi serve e organizzarlo al meglio Mi sono sentita subito più libera e leggera! Io comunque preferisco svuotare tutto pulire e rimettere dentro ciò che mi occorre, ma uno spazio alla volta!

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    1. Sì, è proprio questo il punto… trovare il “coraggio” di eliminare ciò che ci appesantisce e che non ci dona nulla, anzi ci trasmette negatività. Una volta trovato questo “coraggio” inizia poi un viaggio.

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  9. Io ho scoperto il decluttering da tre anni e solo l’anno scorso ho letto il libro di Konmari così come ho visto il documentario. Ho preso spunto per moltissime cose e almeno un paio di volte l’anno ripulisco tutta casa buttando o donando via un sacco di cose.

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    1. Io non sono riuscita ad applicare il suo metodo così come lei lo propone, è troppo drastico per me. Ci sono cose da cui non ho intenzione di separarmi perché rappresentano parte di me

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  10. Io sono molto organizzata e anche molto ordinata. La mia casa non è esattamente minimal anche se tutto è in ordine e pensato nulla ha un posto a caso, con il tempo comunque ho imparato a snellire gli ambienti, a togliere.

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    1. Ognuno di noi ha il proprio ordine e il proprio “minimalismo”… infatti quello che funziona per me non è detto che funzioni allo stesso modo per altri

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